Capitale Maya emerge dalla giungla

Scoperto sito nella giungla dello Yucatan. Risale a 1.600 anni fa. Si estende su 22 ettari, con 15 piramidi. Gli studiosi: “Ci abitavano 40mila persone. Era un centro molto importante”

Un’antica città Maya, forse una capitale o sede di governo locale. E’ stata scoperta nel cuore della foresta Yucatan, nella provincia di Campeche, non troppo distante da Chichen Itzà. A indivuduarla, ormai semisommersa dal verde, ma nella realtà estesa per 22 ettari, un gruppo di archeologi locali e internazionali, guidati da Ivan Šprajc, dell’Accademia delle scienze slovena.

Secondo le prime stime – la scoperta è stata svelata ieri ed è delle scorse settimane – il tutto risale a circa 1600 anni fa, a un periodo compreso tra il 600 e il 900 d.C. Una datazione, al momento, dedotta dalle dimesnioni del sito e dalla quantità e tipologia dei monumenti scoperti. Gli studiosi hanno battezzato la città con il nome di Chactun, che significa “pietra rossa”. Situato nel sud-est del Campeche, a 110 chilometri a Est di Chetumal, è uno dei più grandi tra quelli emersi nelle Lowland centrali messicane. La più vicine rovine sono quelle della piccola città di Xpujil, a 25 chilometri circa.

Il sito consta di tre complessi monumentali. Secondo le prime osservazioni, doveva essere la sede di un governo locale. Aveva una popolazione di 30-40 mila abitanti. Della struttura facevano parte 15 piramidi, una alta 25 metri, piazze, cortili e grandi sculture-stele di pietra riproducenti volti. Il tutto induce a pensare che Chactun abbia vissuto il suo massimo splendore durante il tardo periodo classico Maya, per collassare – i prossimi mesi ci dovrebbero dire come – circa mille anni fa.

L’intero sito era coperto dalla giungla, anche se vi sono evidenze di passaggi recenti: taglialegna, estrattori di gomma sono transitati sicuramente nella zona, ma in apparenza 20-30 anni fa, e non più. “Ci sono alberi tagliati, evidentemente chi è passato di lì non ha detto nulla di quel che ha visto”. Sprajc ha raccontato di avere sospettato la presenza di rovine osservando fotografie aere della zona, scattate 15 anni fa dalla Commissione nazionale messicana per la conoscenza e l’uso della biodiversità. Lo studioso e il suo gruppo hanno impiegato 3 settimane per creare un sentiero di 16 chilometri nella giungla, in modo da raggiungere il sito. La mappatura dell’area e la catalogazione dei monumenti hanno richiesto sei settimane, dopodiché il passaggio è stato chiuso.

Gli studiosi sono convinti che si tratti di una vera e propria “capitale”. Una delle prove che adducono è la presenza di molti campi per i giochi con la palla. Secondo Sprajc, la Pietra Rossa venne abbandonata e lasciata al suo destino intorno all’anno 1.000. Tra le sue ipotesi, pressione demografica, cambiamento del clima, ribellioni o guerra. Gli studiosi sperano che il ritrovamento porti nuove luci sulle relazioni tra le diverse regioni dell’impero Maya, che al suo picco ha regnato in vaste aree dello Yucatan, del Belize, del Guatemala e dell’Honduras. Tikal, la città scoperta in Guatemala nel tardo diciannovesimo secolo, aveva una popolazione di 90 mila abitanti. Il lavoro del team guidato da Sprajc ha avuto l’approvazione dell’Istituto nazionale messicano di Antropologia e storia ed è stato finanziato dalla National Geographic Society e da due compagnie europee
(La Repubblica 21 giugno 2013)

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Messico: trovato un tunnel sotto la piramide di Quetzalcoatl

Da IN DIES 04/08/2010

Gli archeologi messicani hanno scoperto un tunnel lungo un centinaio di metri sotto la piramide di Quetzalcoatl, una delle più grandi delle civiltà precolombiane, a Tenochtitlan (Città del Messico).

Il team di trenta esperti ha trovato l’ingresso del tunnel che porta ad una serie di altri tunnel sotto il Tempio del Serpente Piumato. Sul luogo potrebbero essere stati deposti i resti dei governanti del tempo. L’ingresso è ad almeno 12 metri di profondità.

Gli archeologi sospettarono la sua esistenza già nel 2003, poiché durante una tempesta era affondato il terreno ai piedi del Tempio di Quetzalcoatl. L’anno scorso, gli archeologi incominciarono a scavare e, recentemente, hanno trovato finalmente l’entrata del tunnel.

Si tratta di qualcosa che è stato costruito davanti al tempio di Quetzalcoatl e che è stato murato circa 1.800 anni fa nella grande città precolombiana. Secondo Sergio Gomez, direttore del progetto di ricerca, si tratterebbe di una tomba di un importante capo, un luogo considerato tra i più sacri dagli abitanti del tempo.

Tenochtitlan era la capitale del più grande impero precolombiano costruito dagli Aztechi.
Oggi è rimasto ben poco, ma in passato era una città molto famosa. Costruita intorno al 200 aC, divenne un centro culturale con più di 100.000 abitanti. Dopo circa 750 anni il degrado la colpì e intorno al 1300 fu conquistata dagli Aztechi che gli diedero il nome di Tenochtitlan, letteralmente “il luogo in cui è Dio”.
Oggi questi posti sono meta di turismo. Sono visitate in particolare la Piramide del Sole di Teotihuacan e la Piramide della Luna, oltre il Tempio di Quetzalcoatl.

Messico e marea nera

Giusto per chiarire astrusi dubbi che si stanno stanno avanzando rispetto alla ormai famosa ’marea nera’, conseguenza della fuoriuscita di greggio dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, situata a circa 80 km dalla città di New Orleans, Lousiana.

Spingendo le correnti marine il petrolio verso nord/nord-est, il greggio ha gravemente colpito le coste americane di Lousiana, Mississipi ed Alabama, causando un disastro ecologico nel prezioso ecosistema della costa della Louisiana. Le coste del Texas e Messicane non hanno perciò alcuna traccia del fenomeno.

Con riferimento alla Florida è opportuno chiarire che le coste minacciate sono unicamente quelle situate all’estremo nord-ovest al confine con l’Alabama, non certo quelle rinomate come località turistiche della penisola. Per intenderci la distanza tra Miami ed il confine con l’Alabama può essere paragonata a quella tra la Puglia e la Costa Azzurra.

Nessuno degli Stati Messicani che si affacciano sul Golfo del Messico è interessato dalla ‘marea nera’, tantomeno le coste di Cancun e la Riviera Maya che non sono sul Golfo del Messico, ma sono esposte verso il Mar dei Caraibi, e distano più di 1.000 km dal luogo della fuoriuscita di greggio. Sarebbe come dire che si teme per la costa sud-ovest della Sardegna all’indomani della fuoriuscita di petrolio sul Po.

Mi auguro quindi che il Messico non debba ancora pagare per un qualcosa che NON ESISTE!!!